Il ritmo della città: Walking in the old city di Federico Arcuri
C’è sempre un movimento sottile nelle opere di Federico Arcuri: persone che attraversano spazi, città che diventano specchi dell’interiorità. La sua ricerca, da sempre in equilibrio tra osservazione e memoria, indaga il rapporto fra individuo e ambiente urbano, restituendo una visione poetica e inquieta del nostro modo di muoverci nel mondo.
Per Ellebi Lab, Arcuri ha realizzato Walking in the old city, un lavoro dedicato al centro storico di Cosenza — una veduta tradotta nel suo inconfondibile linguaggio visivo — da cui sono stati tratti multipli d’artista a tiratura limitata.
Nei tuoi lavori lo spazio urbano non è mai solo un luogo fisico, ma un ambiente mentale, quasi emotivo. Come nasce questo tuo interesse per la città e per chi la abita?
La città è il luogo dell’individuo e l’individuo è in costante dialogo con essa. È un interlocutore silenzioso, con cui entriamo costantemente in contatto — nel vivere quotidiano, nella condivisione o nell’isolamento. Tuttavia, spesso finiamo per assuefarci ai luoghi che abitiamo, smettendo di guardarli davvero. Nei miei lavori cerco di riattivare questo sguardo, di riportare in primo piano la relazione tra le persone e gli spazi che occupano, tra il vissuto e l’ambiente urbano che lo contiene.
Per Ellebi Lab hai realizzato “Walking in the old city”, un lavoro dedicato al centro storico di Cosenza. Da dove sei partito e cosa ti ha colpito di questo luogo?
Il centro storico di Cosenza è in costante dialogo con la parte più moderna della città ingaggiando un vero è proprio match tra passato e presente (futuro), tra tradizione e sviluppo. In “Walking in the old city” ho voluto restituire questa tensione, popolando le strade e i ponti di figure in movimento.
Pensi che l’arte possa contribuire a riattivare lo sguardo sulle città e sui luoghi in trasformazione come il centro storico di Cosenza? Nella tua opera l’antico cuore della città torna a essere attraversato da persone, come se ritrovasse un ritmo vitale che oggi spesso manca. Cosa può rappresentare questa “presenza ritrovata”?
Certamente!
Ogni attività che contribuisce a sensibilizzare il fruitore rispetto al contesto in cui vive è utile a riportare equilibrio tra le parti. Nel mio lavoro la figura umana, rappresentata da una massa dinamica di individui alla base del dipinto, scandisce un principio di temporaneità: l’uomo passa, lo spazio resta. La città vive a una velocità diversa da quella dell’uomo e spesso ce ne dimentichiamo. Anche in “Walking in the old city” la presenza delle persone diventa così simbolo di questo ritmo.
Come hai vissuto la collaborazione con Ellebi Lab?
Per quanto mi riguarda, la collaborazione con Ellebi Lab è stata stimolante e proficua. Il nostro è stato un lavoro costruito sin dall’inizio su un dialogo costante fatto di bozzetti, schizzi e analisi contenuti che ci hanno condotto a un risultato che considero personalmente gratificante.
